Una delle cose che più mi ha colpito è la contaminazione di architetture di epoche diverse.
Per tutta la città vi sono palazzi storici affiancati da altri moderni che spesso hanno vetrate che riflettono i primi, quasi a voler marcare la simbiosi tra gli uni e gli altri.
Quando a Parigi si costruì la piramide nel piazzale del Louvre, si gridò allo scandalo.
L'effetto di contrasto che vidi del Pompidou innanzi a vecchi palazzi parigini mi lasciò perplesso...
Poi penso... in fondo di chi sono le città se non di chi le abita?
Man mano che cambiano le epoche, noi cambiamo look, adattiamo il nostro stile nel vestirci.
Sono scelte a volte dolorose perché magari siamo affezionati a quel maglione ma che indossandolo oggi ci porrebbe fuori contesto con i relativi risvolti sociali.
Nel Quartiere dei Musei ci sono due blocchi monolitici che prendono spazio nello slargo del complesso: il
Mudok e il
Leopoldum.
Forse per noi sarebbe inimmaginabile vedere un edificio minimal davanti l'ingresso del Palazzo Reale in p.zza Plebiscito o a p.zza Dante.
Stesso io, in tal caso, potrei essere uno dei contestatori, ma intanto... le città respirano. Le civiltà crescono, si rinnovano, divengono sempre più multiculturali, multietniche ed aumenta così la roba da catalogare, conservare, mostrare.
Occorreranno sempre più spazi museali.
E dove mettere tutta la roba che verrà?
Chi ha smantellato le tipografie, chi possiede archivi, chi colleziona calendari o migliaia di cartoline storiche di Napoli, chi possiede collezioni di artisti contemporanei (al momento sconosciuti)... dove andrà custodita tutta questa roba per non perderla e metterla a sistema per i viaggiatori del futuro?
Qui o si pensa sul serio a destinare Palazzo Fuga a un tosto processo di musealizzazione o saremo probabilmente costretti a vedere nuovi edifici costruiti in spazi non condivisibili dai cittadini.
O dovremo rinunciare alle nostre tracce di civiltà.
- dagli appunti di viaggio viennesi di Marco Maraviglia -