lunedì 26 agosto 2019

Turisti tristi

Requiem del turismo esperienziale


turisti nei giardini inglesi a Capri
Penso che fare il turista in una città d'arte (ma anche no) sia una delle attività più belle ma complicate che ci possano essere.
Li ho osservati, i turisti, e credo spendono inutilmente i loro soldi.
Molti di loro seguono una guida cartacea e sembra che il loro compito sia quello di andare in un posto per dire poi che ci sono stati con fotina che ne comprovi la loro presenza (leggi selfie).
Molti di loro sarebbe meglio che se ne stiano su un'attrezzato e affollato lido balneare armeggiando uno smartphone e in compagnia di una frittata di maccheroni.
Per molti di loro la curiosità è pari a zero.
Non è colpa loro, ma di un sistema educativo che non sollecita certi interessi e la curiosità.
Ma attenzione, la cosa non riguarda solo gli italiani, quelli con borraccetta vintage a tracolla, voce alta nei musei e scappellotto al figlio anche se non ha fatto nulla di male.
Il viaggiatore appassionato lo riconosci perché è da solo o al massimo in coppia.
Lo vedi a un tavolino di un bar con Moleskine e city-map, al mattino presto.
Si ferma per oltre 10" davanti a un quadro in un museo.
Fotografa, disegna, prende appunti, osserva a 360°x360° (visione sferica) e fa domande alla gente del posto.
Lo so, non siamo ai tempi del Gran Tour dove intellettuali di mezza Europa viaggiavano come veri e propri esploratori, cercando di entrare in contatto con la gente del posto facendo del loro viaggio un'esperienza da condividere.
Anche perché oggi la gente del posto non è tanto disponibile a intrattenersi coi tempi di una volta per trasferire esperienze, storia, cultura della propria città. Pensa piuttosto a vendergli qualcosa. Null'altro.
Avremo sempre meno autori di libri come Viaggio in Italia di Goethe o Pensieri sull'arte di Giovanni Duprè.