sabato 8 novembre 2008

FOTOGRAFIA PER I BENI CULTURALI: uno sbocco ci sarà?


"Gallery", libera ispirazione della "Galleria" di M. Escher, di Marco Maraviglia.

Una risposta di Claudio Velardi (Assessore al Turismo Regione Campania) sul suo blog a Marinella Rotondo:
La gestione del parco archeologico di Cuma è della Soprintendenza, cioè dello Stato. Nell’intesa che stiamo per siglare con il Mibac, la gestione di alcuni di questi siti (compresa Cuma) passerà a noi. E cercheremo di migliorare l’accoglienza.

Questa è una cosa interessante: significa che l’ Assessorato al Turismo avrà lo strumento in mano adatto per eliminare il divieto di riprese fotografiche?
Mi riferisco ad un articolo più approfondito che ho scritto su www.gutenberg2000.org.

Alla Fondazione Mirò di Barcellona si puo’ fotografare (senza flash, senza treppiede)
In tutte le case di Gaudì di Barcellona, Sagrada Familia compresa, idem.
A Bruxelles puoi fotografare all’interno dell’Atomo, nel Museo della Birra, nel Parlamento Europeo durante visite guidate…
A Losanna (CH) tutti i musei che ho visitato si puo’ (tranne la fondazione Hermitage che è privata).
A Parigi si puo’: nel Museo dell’Erotismo, al Museo d’Orsay, al Centre Pompidou (museo d’arte moderna), al Louvre…

A Napoli i turisti possono fotografare solo la munnezza.
E l’immagine che gira all’estero di Napoli è penalizzata da leggi sui Beni Culturali che si succedono da anni arrivando oggi a un punto che le stesse sovrintendenze si muovono goffamente non riuscendo più ad interpretare la stessa Legge (l’attuale Codice dei Beni Culturali).

Forse non tutti sanno che in Italia avere in concessione i servizi museali (biglietteria, bookshop, produzione editoriale in esclusiva, vigilanza…) è un gran business di diversi milioni di euro e sappiamo chi ci guadagna, chi è leader nei servizi museali.
A cominciare da quella Casa editrice che è la massima produttrice di volumi sui beni culturali in Italia grazie all’esclusiva di riprese video-fotografiche nei musei che gestisce.

L’immagine turistica di un Paese, si diffonde non solo attraverso volumi che costano una cifra blu, ma anche attraverso le foto che si fanno vedere agli amici, attraverso i video messi in rete, ad una liberalizzazione editoriale nel settore che potrebbe consentire anche all’ultimo tipografo di stamparsi una city-map con tanto di bannerini pubblicitari e foto di beni culturali.

L’Assessorato al Turismo ha lo strumento per liberalizzare come all’estero le riprese fotografiche dei beni culturali?

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