In smoking, con una splendida camicia bianca, guanti bianchi e ghette bianche. Poi alcuni amici mi spiegarono che questo tipo di gatti vengono chiamati in Inghilterra tuxedo-cat.
Stavamo cenando e dai miagolii capimmo che c'aveva un po' di fame. Uscii fuori per allontanarla, oltre il cancello del cortile, ma ne restava a distanza. Si strofinava tra le caviglie, mi girava intorno... insomma, mi squagliò il cuore. Non potevo cacciarla via. Se ne sarebbe andata da sola, caso mai...
E' ancora qui.
Non sto qui a raccontare della polemica sorta col proprietario di casa che voleva farla abortire quando scoprì che era incinta e riuscimmo a raggiungere un compromesso con l'impegno che mi presi che i gattini non sarebbero usciti nel cortile.
Non vi racconto dei bellissimi giorni di quando i gattini nacquero nella cesta allestita sul pianerottolo fuori la porta di casa perchè poi saremmo dovuti partire e non potevamo lasciarli in casa. Le sveglie all'alba d'Estate per preparare le pappette quando iniziò lo svezzamento. Fidelita che non li mollava un attimo ed entrava in casa miagolando a tutta forza per dirci che i gattini dovevano avere la pappa o perchè cercava un angolo dove portare tutta la sua famigliola per sentirsi più protetta.
I primi quattro mesi che Fidelita è stata qui, nn ha trascorso certo una bella vita. Ha partorito su un pianerottolo, ha dovuto difendere i cucciolotti dagli altri due gatti della figlia del proprietario di casa dove stiamo al momento vivendo. Poi i micetti li abbiamo dovuti dare dopo una 40ina di giorni perchè questi erano i patti col proprietario di casa per non farla abortire. Poi è stata sterilizzata. E poi le gocce per ammorbidire le mammelle e poi, finalmente, libero accesso in casa nostra dove trascorre i pomeriggi piovosi tra una sedia del salone e la sua copertina scozzese in pile sul divano. Dove la notte si raccoglie a ciambella su un angolo del nostro letto per poi svegliarci all'alba per uscire appena sente il cinguettìo degli uccellini fuori.
E' ancora qui.
Ma Fidelita è cambiata. Era una gatta di casa. Non conosciamo la sua storia prima di quel 13 Maggio ma posso provare a immaginarla:
Apparteneva a una gentile e anziana signora del vicinato che l'aveva allevata fin da piccina ricevendo un'educazione ferrea a fronte di tante coccole e attenzioni. Non saltava sul tavolo della cucina nemmeno col prosciutto a vista. Non grattava divani e mobili perchè così le fu insegnato. Il suo mondo era tutto in quella casa tranquilla, lei e la vecchina.
Probabilmente il 13 Maggio ci furono i funerali della gentile e anziana signora del vicinato e la gatta fu fatta uscire per la prima volta fuori di quella casa dai figli sposati della signora non volendola o non potendola adottare.
La gatta andò in cerca di un altro luogo e trovò noi, fidandosi subito. Decise probabilmente che qui sarebbe stata la sua nuova casa.
Ma Fidelita è cambiata. Voleva sempre stare in casa e non se ne importava poi tanto degli altri 2 gatti della figlia del proprietario di casa. Ora trascorre molto tempo del giorno tra il cortile e la campagna giù nella vallata. I primi giorni ci lasciò due uccellini di nido stecchiti sullo zerbino fuori la porta, ora caccia uccelli adulti e lucertole. Insegue gli altri due gatti, li attacca, fa gli agguati e mentre loro restano in giro per il cortile, lei sparisce andando ad esplorare il mondo oltre il cancello. E' ancora qui.
Durante il giorno entra ed esce di casa. Torna ogni 2-4 ore per fare uno spuntino, si fa una pennichella e poi di nuovo fuori per il cortile. Quando vede che non torniamo per pranzo, va a mendicare una scatoletta da Mary, la signora del piano di sopra che pure l'adora e la fa salire sulla libreria di casa.
Ora c'è da prendere una decisione.
Presto lasceremo questa casa. Non avremo più il cortile nè la campagna. Ma abiteremo in una casa di città a 5' dalla Metropolitana. Molto più grande, ma senza cortile. Senza campagna. Senza un giardino. Niente più uccellini che cinguettano. Niente più lucertole. Niente più fiorellini da sniffare e per solleticarsi il musetto. Niente più pian terreno dove si può saltare dalla finestra per entrare o uscire. Solo pareti. Abiteremo una casa dove sotto una finestra c'è un giardino privato e abbandonato abitato da 5-7 gatti randagi che gironzolano come iene in attesa di rimanenze alimentari e che se facessimo una scaletta per Fidelita per farla scendere, la sbranerebbero per avere carne fresca.
Non sappiamo ancora se portarcela o lasciarla qui. Non sappiamo ancora se Mary, la signora del piano di sopra, sarebbe disposta ad adottarla riservandole tutte le attenzioni che dovrebbe. io vorrei tenerla con me per il resto dei suoi anni, vederla invecchiare come piace vedere invecchiare la propria donna che si ama. Ma Fidelita cosa preferisce? La casa di Mary col cortile e la campagna e gli altri 2 gatti e gli uccellini e i fiorellini e la cannola dell'acqua dove leccarsi le gocce o stare con me e Ornella, mangiare più croccantini di 1a scelta che scatolette, giocare con palline, giocare con lo scatolo o giocare a chi è più svelto a toccare, stare sul divano a guardarsi la TV con noi la sera, fare pipì insieme la mattina appena giù dal letto... Quali abitudini preferisce?
Si adatterebbe subito a stare nuovamente in una casa come da quella anziana e gentile signora, senza avere più la libertà di saltare sui tetti, arrampicarsi sugli alberi, fare la pupù nel terreno? Soffrirebbe? Impazzirebbe?
Dov'è l'egoismo? Lasciarla qui senza poter più entrare in questa casa ma adattandosi definitivamente in quella di Mary ma avendo ancora il verde a disposizione o portarcela in una casa più grande dove ci saranno gli stessi mobili, lo stesso odore di tabacco, le stesse nostre voci, gli stessi libri da annusare, le stesse nostre attenzioni, ma senza verde?
Se siete per la prima, se avete già esperienze per queste storie, accetterò il vostro consiglio. E per l'ennesima volta, da quando ero bambino, perderò ancora un gatto.
Da piccolo i gatti del giardino dove abitavo con la mia famiglia erano i miei compagni di giochi preferiti. Li osservavo, gli facevo le cuccette, mi divertivano. Un gatto nella propria vita è sempre un perenne sorriso nel cuore.
Poi cambiammo casa e lasciammo i randagi nella casa di via Stadera. Mia madre adottò Pacchietta, una gatta siamese che portavamo in viaggio, in campeggio e quando però restava sola in casa faceva la pipì sui mobili e per questo fu data via. Poi dopo anni arrivò Nerino, salvato da mio cugino dalle mani di scugnizzi che lo stavano torturando. Arrivò con un orecchio mozzato. Stette in casa un paio d'anni, andò poi ad abitare con mia sorella e non so come andò a finire.
Una mattina dell'83 mentre andavo a scuola, un gattino grigio tigrato mi seguiva ed io lo riposi oltre un muretto dove c'era un'aiuola da dove pensavo fosse sbucato, ma quello me lo ritrovai dietro. Me lo portai a casa, ma dopo 2 giorni fu dato via perchè s'era messa la regola niente più animali in casa. Non me lo ricordavo.
Ecco, questi sono i miei amori mancati con i gatti. C'è una frase molto bella di una signora che venne a prendersi il gattino nero e quello bianco e nero nella foto a lato (cuccioli di Fidelita): senza gatti non si può stare. E' la cosa più vera che una persona possa dire. Solo guardare un gatto che dorme o che mangia fa star sereni con sè stessi. Giocare con un gatto aiuta a tenere i riflessi pronti (per non farsi graffiare). Guardarlo mentre salta, accorgersi che è lui che osserva noi incuriosito mentre facciamo qualcosa, salutarsi sfiorando il proprio naso con il loro musetto umido, fargli le coccole... credo sia uno scambio benefico reciproco.
Se dovremo lasciare qui Fidelita già so che cadrò in depressione per qualche mese. Ormai ci sono abituato. Forse riuscirò a controllarla ma sarò sicuramente nervoso per aver perso una parte della mia vita. Non mi andrò a cercare un altro gattino, ma attenderò il prossimo che verrà da me, sperando che quella volta sarà il mio gatto.
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