domenica 14 agosto 2016

La maggior parte delle stazioni della metro, avevano le pareti ricoperte da monitor a filo di parete che trasmettevano spot pubblicitari.
Tornelli inesistenti, solo macchinette per obliterare i biglietti.


Del resto il senso di fiducia verso i cittadini lo si vedeva anche dalle buste presenti ad alcuni pali che contenevano i quotidiani e che chiunque poteva fregarselo senza inserire i 2,50 euro nell'apposita macchinetta.

Alla stazione del Prater c'era questa leggera "opera" d'arte che richiamava il il gioco e divertimento del parco. Quello della ruota panoramica, per intenderci. Ma il Prater non era solo la ruota.

L'istinto partenopeo di correre per prendere la metro al volo non riuscimmo a contenerlo per tutta la durata del soggiorno. Eppure passava ogni 5' e i display sulle banchine segnavano anche l'arrivo del treno successivo.

L'interno delle carrozze avevano tutte un display che indicavano la direzione (Piscinola o Garibaldi, per intenderci) e indicavano con una freccia luminosa il lato da cui uscire. In prossimità della fermata successiva, sugli stessi display ne compariva il nome.

Su ogni porta la tabella luminosa con tutta la rete delle 6 "U" (le sei linee metropolitane).
Forse i ciechi erano un po' penalizzati usando la metro anche se in alcune stazioni dei led a terra indicavano che non bisognava ostruire i loro percorsi.
Anche se tutti i semafori nelle strade indicavano con un ticchettìo più rapido che potevano attraversare la strada.

Se i controllori trovavano chi non aveva il biglietto, prima di fare la multa chiamavano la polizei. Tolleranza zero.
Perché era inammissibile non fare il biglietto visto che tutti i distributori automatici funzionavano e con istruzioni in quattro lingue. Italiano compreso.

Il biglietto giornaliero?
Era veramente giornaliero. Nel senso che durava 24h dal momento che lo obliteravi, ma potevi fare anche quello da 48h o anche da 72h con un buon abbattimento sul costo.

Perdonatemi la battuta ma mi giunge dal cuore: ‪#‎ciaonestazioneToledo‬

- dagli appunti di viaggio viennesi di Marco Maraviglia -

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